Intervista ad Alessandro Rizzi, Professore Ordinario all’Università degli Studi di Milano – Dipartimento di Informatica -Responsabile del Laboratorio MIPS. Consigliere di Presidenza del Gruppo del Colore.
Il colore non esiste in natura, si forma nel nostro cervello attraverso uno stimolo proveniente dall’esterno e produce in noi una certa sensazione che è completamente diversa da quella percepita da qualsiasi altro animale. C’è anche un aspetto filosofico secondo il quale ognuno percepisce il colore come qualcosa di assoluto, di estremamente personale. In pratica ciascuno ha un proprio filtro verso la realtà, ma la capacità di discriminare il colore è sostanzialmente la stessa per tutti. La varianza intersoggettiva riferita alla percezione visiva, al colore in particolare, è molto bassa: vediamo tutti il mondo più o meno allo stesso modo. Ne parliamo oggi con il Prof. Alessandro Rizzi, uno dei più grandi esperti al mondo di colore.
GA: Prof. Rizzi, qual è il fattore principale che influenza le cromie del capello? E come “funziona” a livello chimico la percezione del colore nel cervello umano?
AR: La risposta alla prima domanda è semplice: la luce. Nel campo del Beauty proprio questa diventa la chiave di lettura più interessante. La questione del parrucchiere più o meno bravo è data dall’allenamento del suo cervello che elabora le informazioni catturate dall’occhio.
Alla base comunque c’è la sensazione – che è la nostra capacità di discriminare i colori; sopra questa si sviluppa la percezione – ulteriore elaborazione del nostro cervello che considera anche la nostra esperienza, l’interpretazione della scena, la nostra educazione e professione.
Facendo un parallelismo con l’ambito musicale, una nota corrisponde alla frequenza di oscillazione di uno strumento; una frequenza della luce invece non è detto che dia proprio quel colore: è qualcosa di più elaborato e mediato nel cervello, è qualcosa di molto più complesso.
Un’elaborazione corticale complessa come la generazione della sensazione di colore ha connessioni con parecchie cose, a partire da una scoperta molto recente: il ciclo circadiano (leggi https://giannantonionegretti.com/dal-tramonto-allalba-tutti-i-segreti-della-cronocosmetica/) che regola l’alternanza veglia – sonno del nostro corpo, controllata da alcune cellule gangliari. Queste ultime trasmettono i segnali visivi acquisiti da coni e bastoncelli, ma sono pure influenzate dalla luce solare che colpisce la parte bassa della retina e trasmettono questa ulteriore informazione al sistema che regola il ciclo circadiano. Gli aspetti neurologici profondi legati alla percezione del colore sono ancora tutti da scoprire…
GA: Parliamo di colore in salone. Perché è così difficile creare la nuance davvero corretta quando si fa una tinta per capelli?
AR: La cosmetica in generale è un campo di applicazione molto importante per il colore: il capello ne è un esempio fantastico. Su spazi colore, additività, sottrattività, miscelazione dei pigmenti, ecc. troviamo tutta una letteratura di formazione del parrucchiere: poi però c’è uno stacco enorme tra il colore “misurato” – quello per cui si dà misura strumentale – ed il risultato finale. Il valore cromatico ed estetico dei capelli prescinde o si discosta molto dal colore medio: va da sé che tale colore è difficile da misurare e deve essere analizzato nel contesto, passando da quella che possiamo definire “apparenza cromatica”.
L’apparenza è il risultato del nostro sistema visivo sulla distribuzione spaziale – oltre che spettrale – di quel che si osserva. Se io osservo una tinta piatta semplice, essa si discosterà per poco dalla tinta misurata; se invece osservo un capello, lo vedo ricco di riflessi e minime differenze cromatiche con fenomeni di scattering, rimbalzi caotici dell’energia luminosa.
La difficoltà nel misurare il colore del capello ha fatto sì che tingerlo divenisse un’arte e il miglior metro per classificare un parrucchiere.
L’ispezione visiva da parte di personale esperto resta ad oggi l’approccio più affidabile, coadiuvato da una luce il più possibile vicina a quella naturale.
Questa affermazione è il risultato di una ricerca scientifica pubblicata sull’autorevole rivista COLORATION TECHNOLOGY.
GA: Esiste una correlazione tra la scelta di una tinta e lo stato emozionale/emotivo della persona che lo richiede?
AR: Il colore rivela una componente emotiva molto forte: è una nostra reazione sensoriale.
Sul rapporto tra colore ed emozioni c’è tanto da leggere, forse anche troppo. Molte delle cose scritte sull’argomento sono vaghe e contraddittorie. Questo non vuol dire che il rapporto non esiste, ma è la prova che descriverlo o semplificarlo non è facile.
Chi più si è spinto avanti nel descrivere questo rapporto è forse Max Lüscher < psicoterapeuta sociologo e filosofo svizzero (v.) Già nel 1949 egli aveva messo a punto un test psicologico di tipo proiettivo che porta il suo nome e si basa sulla scelta di alcuni colori: con questo test dimostra che mettendo in ordine di preferenza alcuni particolari colori accuratamente scelti stimoliamo una particolare risposta emotiva e riveliamo il nostro mondo interno.
La risposta quindi è sì: il colore parla di noi e ci influenza, forse ci fa anche un po’ paura: c’è un aspetto rivoluzionario nella sua capacità di stimolare risposte profonde. Il colore sa trasmettere molto a livello conscio ed inconscio: parla delle persone e fa parlare le persone…
————-
Come abbiamo compreso dalla chiacchierata col Prof. Rizzi, la natura del colore è ben più del solo aspetto fisico dello stimolo che entra nell’occhio.
All’interno del mio libro La Cosmetica Umanistica – in uscita il 22 ottobre – troverete ulteriori informazioni in merito e un interessantissimo approfondimento – scritto a quattro mani dal Prof. Rizzi insieme al Dott. Angelo Moretti – che spiega la “meccanica” del colore.
Il testo si svolge sotto forma di dialogo come nelle antiche tradizioni letterarie e vede protagonisti Physis < l’aspetto fisico del segnale cromatico, e Perceptum < il risultato della complessa elaborazione attuata dal cervello, l’apparenza finale del colore. Non mancate di leggerlo!