La Bellezza è una scelta di successo. L’importanza dei Centri di Formazione Professionale

proud to be

L’essenza originale della Bellezza dovrebbe essere un’attività socialmente utile e responsabile, in grado di far vivere al meglio le persone. La percezione comune invece porta a pensare fin dalle scuole medie inferiori che ad essere adatti ai percorsi di formazione professionale siano i ragazzi meno talentuosi. Il vero dramma è che spesso anche questi ultimi finiscono a loro volta per crederlo.

Ciò accade perché il primissimo approccio (educativo, sociale, istituzionale) verso i giovani che scelgono o che sono spinti a scegliere come carriera la Bellezza è caratterizzato da un profondo senso di svalutazione della professione. Infatti lo scarto, ovvero chi si affaccia a quel mondo, ha già un destino di smaltimento di rifiuti differenziato! Coloro che “scelgono” di diventare operatori della Bellezza spesso subiscono questo “destino” che arriva a minare l’autostima, la percezione del proprio valore e l’identità professionale. Tutto ciò è un paradosso considerando che la Bellezza è una dimensione fondamentale della vita umana e che i giovani in formazione dovranno un giorno prendersi cura della Bellezza dell’altro.

E pensare che i Centri di Formazione Professionale sono nati da un’ispirazione illuminata di Don Bosco, il quale ha insegnato ai ragazzi a lavorare con le mani oltre che con la testa senza sentirsi degli scarti. Purtroppo negli anni il messaggio originale di solidarietà e aiuto nella crescita dei giovani è stato spesso distorto dalla scarsa attenzione delle istituzioni, e molti ragazzi “scartati” dalla società hanno iniziato ad identificarsi nel fallimento loro attribuito. Questo scenario si ripete in quasi tutto il mondo e genera una dispersione scolastica pari al 93%, cioè la quasi totalità degli allievi abbandona il settore entro i 21 anni di età.

Solo in Italia ci sono 424 CFP accreditati nel settore del Benessere che contengono oltre 40 mila ragazzi in formazione. Sono ragazzi con cui ho avuto il privilegio di lavorare all’interno di progetti di tirocinio: giovani talentuosi, sensibili ma incompresi dalle famiglie, dalle istituzioni e dalla società!

Lo scoraggiamento generale che ne consegue si esplicita in una disconferma ripetuta, in frustrazioni negative e di squalifica che inducono all’atrofia del sentimento sociale: ciò non favorisce la maturazione della personalità individuale, anzi impedisce al ragazzo di superare il suo stato di inferiorità indotta.

I giovani hanno bisogno di essere guidati sia ad una presa di coscienza delle proprie risorse e dei propri limiti in termini di competenze e abilità (“sapere”, “saper fare”), sia alla costruzione di un’immagine di sé come persona, in grado di definire chi è, chi potrà essere in futuro e chi desidera essere (“saper essere”).

L’esperienza scolastica influenza profondamento il progetto di vita dello studente (Guichard,2003).

Per questi motivi, attraverso la mia onlus Beauty Force, ho dato vita al progetto Proud to be a Universal Beauty Pro, per contrastare la dicotomia che vive oggi il settore della Bellezza. Da un lato, l’economia della cosmetica è in continua crescita da oltre cent’anni, e gode di una grande prosperità; dall’altro lato vi è una visione completamente distorta da parte delle persone che spesso non credono nella serietà e nelle possibilità di crescita e sviluppo di questo settore.

Nel tempo ho promosso più volte iniziative culturali mirate a sostenere il settore del Beauty Made in Italy  e ho coniato lo slogan “La Bellezza è una scelta di successo” per promuovere la campagna di sensibilizzazione sociale nelle scuole medie inferiori a favore del progetto Proud to be, perché credo che la scelta professionale consapevole del proprio percorso di formazione sia centrale nella costruzione dell’identità di un giovane. Sogno da tempo un Liceo della Bellezza che possa dare accesso anche all’alta formazione.

Proud to Be incoraggia a realizzarsi sul piano personale e professionale, mira ad aiutare gli studenti dei CFP a percepire positivamente la scuola e sé stessi, motivandoli ad esercitare un controllo attivo sull’andamento del proprio percorso formativo, così da sostenere la costruzione della propria identità professionale.

La mission del progetto è di tipo psico-socio-pedagogico, l’obiettivo è quello di agire sui diversi livelli che compongono il tessuto sociale per scardinare alcuni stereotipi, accompagnando i centri di formazione professionale e i propri attori sociali verso una dimensione di autostima e di fierezza professionale.

Proud to be si basa anche sull’approccio ecologico: l’ambiente e i diversi contesti di vita esercitano forti influenze reciproche, ragion per cui è possibile attuare interventi che a partire da un contesto ne coinvolgano altri, così da apportare benefici a tutti i soggetti coinvolti.

La meta da raggiungere è comunque sempre la promozione di autostima, fiducia, sicurezza, interesse sociale, con attività proattive e cooperative tra allievi in situazioni sociali e di rendimento.

I primi due piani formativi di ogni CFP dovrebbero chiamarsi:

Consapevolezza #sceglilaBellezza

Fierezza #hosceltolaBellezza

I livelli di analisi e intervento già individuati sono 4:

– Il microsistema: contesti di vita e persone con cui si ha una relazione diretta, e che creano reti sociali;

-L’organizzazione: insieme di microsistemi a cui il soggetto partecipa in modo attivo, ad esempio la scuola con le proprie caratteristiche strutturali, organizzative e le relazioni interne;

-La comunità: l’interconnessione tra individui e territorio, intesa come una rete di organizzazioni;

-Il macrosistema, che è il livello delle istituzioni nazionali e sovranazionali.

In pratica bisogna lavorare a diverse scale per attuare dei miglioramenti significativi, ed è necessario attivare dinamiche in cui i soggetti prendano parte attiva ai processi decisionali nelle istituzioni, nei programmi e negli ambienti che li riguardano.

Inoltre abbiamo individuato dieci aree di intervento – ad esempio azioni di analisi e verifica dei suddetti aspetti dei CFP coinvolti – in cui l’obiettivo è valutare dove sia necessario intervenire, e dove invece solo rafforzare o valorizzare. Gli esiti di queste azioni sono presentati ai referenti delle scuole con incontri, documenti scritti e audiovisivi.

Primario, però, rimane rafforzare la relazione educativa, e l’insegnante qui ha un ruolo centrale perché aiuta lo studente a costruire la propria identità, svolgendo così una funzione supportiva e incoraggiante: stimola la mente del ragazzo, favorendo e sviluppando il naturale “movimento di autorealizzazione” delle sue potenzialità e sprona lo studente alla dimensione partecipativa, al confronto e alla discussione.

La scuola deve accompagnare il ragazzo a mettersi in contatto con il proprio mondo interiore, promuovendo e realizzando in lui autostima e autoefficacia che variano in relazione agli esiti scolastici, alla visibilità in classe, al riconoscimento del proprio valore e del proprio modo di esserne parte.

E non dimentichiamoci mai che:

i giovani sono il 20% della popolazione ma il 100% del nostro Futuro! Guidiamoli verso un futuro migliore per loro e per l’umanità. Per me questa è la vera sostenibilità ed ecologia integrata!

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