Negli ultimi anni l’integrazione del concetto di CSR (Corporate Social Responsibility) ha assunto un’importanza sempre maggiore nella Business Strategy di qualsiasi impresa operante nel mercato.
La pandemia da COVID-19 che ci ha colpiti ha provocato due diversi approcci al concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa da parte degli operatori economici: una riduzione degli investimenti in questo senso, o un maggiore engagement finalizzato a risultati di lungo termine.
Ne parlo oggi con la dott.ssa Azra Hasani, specializzata in International Business ed esperta in Responsabilità Sociale d’Impresa.
GA: Dottoressa Hasani, negli ultimi anni si è acuito il dibattito relativo alla Responsabilità Sociale d’Impresa. Ma, precisamente, cosa si intende per Responsabilità Sociale?
AH: La Corporate Social Responsibility (CSR) tuttora non possiede una definizione univoca, nonostante sia una delle tematiche più dibattute negli ultimi anni. In generale però, parlare di impresa socialmente responsabile implica che questa abbia integrato nella propria business strategy valori di tipo etico, dove questi non siano imposti da regolamentazioni esterne, ma siano frutto di scelte volontarie.
GA: Quindi nascono da una forte convinzione del Business Leader. Ma, nella pratica, quali azioni intraprese da un’impresa possono essere considerate socialmente responsabili?
AH: La Responsabilità Sociale assume varie forme e si manifesta in diverse azioni, anche quotidiane, che possano direttamente essere correlate al proprio core business o influenzare l’ambiente esterno in cui si opera.
Sicuramente, è necessario che questi valori siano, in primo luogo, parte di quella che è la strategia aziendale e quindi i valori fondanti della stessa: la sua mission ed, internamente, la correlata cultura aziendale.
Parlando di azioni pratiche, la responsabilità sociale può manifestarsi con azioni relative all’attività produttiva, come ad esempio la scelta di non utilizzare i test su animali per provare la qualità dei propri prodotti, o con azioni relative ai propri dipendenti, per esempio mettendo il loro benessere al primo posto fornendogli una serie di benefits aggiuntivi che rendano la loro permanenza sul luogo di lavoro serena e stimolante, ma anche con azioni relative alla salvaguardia dell’ambiente, al rispetto dei diritti umani e della loro dignità ed anche con azioni di solidarietà verso l’esterno.
GA: Prima affermava che il dibattito relativo alla CSR si è acuito negli ultimi anni. Secondo lei, quali sono le ragioni che hanno portato ad una sempre maggiore attenzione nei confronti delle azioni socialmente responsabili degli operatori economici?
AH: In primo luogo, si è registrato un incremento della sensibilità degli stakeholders interni, e soprattutto esterni, al tema dell’impatto che un’attività economica possa avere nei confronti della società e dell’ambiente in cui opera. Secondariamente, si è utilizzato questo mezzo anche per porre fine alle numerose attività di tipo non etico che molte imprese adottavano e che fino a quel momento erano state ignorate dall’opinione pubblica.
Chiaramente, la reazione ha assunto anche una forma di tipo regolamentare, in quanto si è iniziato ad imporre dei vincoli e delle regole alle attività che potessero portare danni all’ambiente circostante. L’aumento di fenomeni minacciosi per il futuro della nostra Terra e dell’uomo ha portato ad imporre una maggiore attenzione su quegli operatori che avessero un impatto diretto su questi.
Ma, la vera corsa al miglioramento dal punto di vista etico delle strategie aziendali nasce, soprattutto, dalla necessità di ottenere un vantaggio competitivo, risultante da azioni socialmente responsabili adottate in modo volontario, aldilà delle imposizioni regolamentari. Questa necessità nasce a seguito della maggiore sensibilità che il consumatore finale esprime attraverso la scelta di imprese considerate socialmente responsabili.
GA: Quindi è importante comunicare all’esterno le proprie azioni etiche. E quali possono essere le migliori strategie per un’impresa per far fronte a questa necessità?
AH: Certamente la comunicazione è un aspetto fondamentale, soprattutto quando l’obiettivo principale della propria attività diventa l’”essere scelti” dal consumatore.
Vi sono varie modalità di comunicazione verso l’esterno. Il primo documento ufficiale che ha proprio lo scopo di raccontare il ruolo della propria attività nell’implementazione di un’economia di tipo socialmente responsabile è il Bilancio Sociale, in alcuni casi documento obbligatorio. Ma non solo, vi sono numerose policies scritte che possono essere implementate, come il Codice di Condotta dell’impresa e dei dipendenti, il Codice di Condotta dei propri fornitori o altre specifiche del proprio core business.
Inoltre, vi sono anche modalità di altro tipo, come la presenza di sezioni dedicate alla responsabilità sul proprio sito aziendale, la pubblicizzazione delle caratteristiche etiche del proprio prodotto attraverso l’apposizione di simboli dedicati sullo stesso e la comunicazione con l’esterno delle proprie attività solidaristiche.
Ci sono poi anche mezzi di contatto diretto con il consumatore finale per misurare la loro percezione del prodotto e il risultante effetto sull’indice di QdV (Qualità di Vita).
GA: A proposito di Qualità della Vita, ci sono stati degli effetti causati dal fenomeno COVID-19 su questo aspetto?
AH: Certamente! Per ciò che riguarda la prospettiva d’impresa vi sono stati due approcci totalmente opposti: alcune hanno deciso di investire meno sull’aspetto sociale della propria attività per far fronte alla necessità di sopravvivere nel breve termine, mentre altre hanno preso consapevolezza che lo strumento della CSR è fondamentale per creare un’alleanza di lungo termine con il consumatore, a seguito di un equilibrio tra obiettivi di massimizzazione del profitto ed attenzione nei confronti dei propri stakeholders e dell’ambiente in cui esse operano.
Mentre, ritengo sia importante ragionare su questo aspetto della propria strategia aziendale, per quanto concerne la prospettiva del consumatore stesso. Alcuni studi hanno rilevato come il COVID-19 abbia portato ad un incremento notevole dell’attenzione dei consumatori durante l’acquisto di prodotti che non solo siano soddisfacenti del proprio bisogno, ma che facciano fronte anche ai bisogni dell’altro. Quindi, acquisto più consapevole e più etico.
GA: Questo è molto importante! Mi rendo conto che il consumatore è portato a scegliere il prodotto di coloro che credono fortemente nei valori di tipo etico e che facciano di questi una componente fondamentale della loro strategia aziendale.
Per poter essere scelti, quindi, dobbiamo noi in primo luogo scegliere di porre totalmente la nostra attenzione sui bisogni dei nostri consumatori.