Di frequente, con colleghi e operatori del mondo del beauty, mi capita di confrontarmi sulle previsioni di mercato del settore e sulle nuove tendenze. Tuttavia mi stupisco di quanto spesso le ricerche statistiche – che offrono spunti preziosissimi per chi lavora in questo settore – vengano totalmente ignorate in favore di argomentazioni prive di riscontro oggettivo. Al contrario di quello che si pensa, dietro a numeri e grafici apparentemente noiosi si trovano soluzioni e suggerimenti utili ad indirizzare la propria impresa.
La produzione mondiale di cosmetica è stimabile in oltre 400 miliardi di dollari. Dal punto di vista economico l’industria nazionale si colloca all’interno delle top ten mondiali e occupa la posizione di quarto produttore europeo – e nono al mondo – con un fatturato di oltre 12 miliardi di euro, preceduta in Europa da Germania, Francia e Regno Unito, con un Export pari a quasi 5 miliardi di euro registrato prima della pandemia (dati Cosmetica Italia).
L’industria cosmetica made in Italy è sempre stata un motore trainante per l’economia del Paese. Purtroppo questa pandemia ha provocato un cambiamento repentino nell’assetto economico della produzione mondiale. Con previsioni di calo dei ricavi fra il 30 e il 40%, questo panorama di imprevedibilità ci ha obbligato ad uno stato di emergenza, con misure ed azioni straordinarie per far fronte a qualsiasi scenario si dovesse ripresentare. In generale, comunque, giocano a favore del Beauty la storica resilienza alle fasi recessive, la forte “brand awareness” di cui godono i nostri prodotti e la buona solidità patrimoniale delle imprese che potrebbero compensare la caduta di fatturato.
Nuove abitudini di consumo stanno nascendo in tutto il mondo: il 60% dei consumatori dedica più tempo alla cura di sé, il 57% ha iniziato ad allenarsi a casa, 50% acquista in modo più attento e il 45% fa scelte più sostenibili (dati Accenture).
Da sempre ho la passione di indagare sui dati economici per comprendere meglio l’andamento del mercato della Bellezza, un settore evergreen che offre molte opportunità di lavoro anche per i giovani se solo si proponesse loro la conoscenza dei dati oggettivi. Mi riferisco anche alle scuole dove, infatti, ho riscontrato con grande imbarazzo una certa superficialità rispetto allo studio e alla ricerca di questa tematica scientifica.
La popolazione mondiale ha superato i 7,8 miliardi. Da quando nasce e per tutta la vita, ogni singolo individuo possiede impulsi naturali verso i più diversi rituali di Bellezza. Per questo insisto sulla longevità delle professioni della Bellezza. Questi impulsi sono atavici e addirittura salvifici nei momenti storici più difficili. Tanti sono gli esempi nel corso della storia che evocano il potere resiliente del cosmetico. Pensiamo ad esempio all’indicatore statistico “Lipstick Index” coniato da Leonard Lauder, chairman di Estèe Lauder, quando per effetto di una crisi economica causata dallo scoppio della famosa “bolla internet” aumentarono le vendite dei rossetti dell’11%.
Le proposte del mercato che derivano dall’impulso alla ricerca di Benessere e Bellezza interessano principalmente tre grandi categorie: l’universo femminile; il mondo maschile; l’universo degli anziani e dei bambini.
Qui conta l’impatto decisionale. Se un individuo appartiene ad una fascia di età tra i 16 e i 75 anni, possiamo affermare sia dotato di una certa disponibilità economica che va dalla paghetta ad un reddito vero e proprio. Egli possiede capacità economica e cognitiva, quindi indipendenza. Invece se appartiene ad una fascia di età al di sotto dei 16 anni o al di sopra dei 75 anni “consuma” in ogni caso la Bellezza, ma spesso non decide direttamente, quindi è soggetto a compulsione indotta o dipendenza.
L’impatto decisionale è diverso, ma tutti consumano cosmetici dalla nascita e per tutta la vita: in modo indipendente, perché si ha la capacità cognitiva ed economica per farlo; in modo indotto o dipendente nell’universo del bambino e spesso dell’anziano.
In questo scenario del “consumo” di Bellezza, circa il 76% è assorbito dall’universo femminile, il residuo 24% da quello maschile. Sul totale del “consumo” di Bellezza, l’80% di servizi, prodotti e strumenti è acquistato dalla donna in maniera indipendente, il 19% dalla coppia e l’1% dall’uomo single.
Qui osserviamo come il consumo di Bellezza coinvolge in percentuali diverse l’universo maschile e quello femminile.



Nel nostro Paese nel 2019 la cosmetica è cresciuta e per il 2020, nonostante il PIL in decrescita, prima della pandemia si stimava un aumento analogo. A trainare la performance è stato sempre l’export che per bilancia commerciale nel nostro Paese è al terzo posto dopo abbigliamento e vino. Oggi nel mio gruppo l’investimento in Ricerca & Innovazione è salito al 10% del fatturato annuo.
La Cosmetica Umanistica racchiude il concetto più nobile della Bellezza, che parla infatti di innovazione, sostenibilità ed etica in una nuova visione antropologica-relazionale. I “numeri” della Bellezza servono a far capire che si tratta di un’economia prospera e voluminosa con un potenziale enorme da sfruttare e coltivare. Seguite la Bellezza e diventerà la vostra vocazione, leggete i numeri e saprete come valorizzare la vostra professione e la vostra impresa.